Il Vino per scoprire il Piemonte, un percorso alternativo al Re dei vini piemontesi
Quando si parla di Piemonte, si parla quasi sempre di Barolo e Barbaresco, i re dei vini che per storia (e qui citare il conte Camillo Benso di Cavour è quasi superfluo visto che fu il primo a importare tecniche francesi nella nostra regione) strizzano l’occhio ai cugini d’Oltralpe e che oggi primeggiano a livello internazionale insieme ai Francesi.
Ma il Piemonte non è solo B&B, nel senso di Barolo e Barbaresco, è anche Barbera, Roero, Timorasso, Moscato e in alcune realtà anche Pinot Nero, oltre che bollicine se pensiamo anche all’Alta Langa e allo spumante. Se poi dalle terre di Langa, Gavi e Tortonese ci spostiamo nella zona dell’Eporediese allora conosceremo anche l’Erbaluce solo per citare alcuni dei vini prodotti nella nostra regione.
Ogni vino ha una sua storia, un territorio che racchiude sfaccettature nascoste, metodologie di vinificazione da scoprire, sapori e profumi da provare.
Inoltre, spesso il desiderio dei viaggiatori del gusto è quello di visitare le vigne in tempo di vendemmia, ma la vigna ha anche un fascino particolare nei periodi che in natura vengono definiti “morti”, ovvero i periodi invernali in cui la vite si riposa.
Periodi dove la natura ha un fascino indiscreto; e qui torna in mente Bunuel, non per essere dissacranti nei confronti degli appassionati di vigne, ma per invitare a vedere da un’altra angolazione il lavoro in vigna: ad esempio quello della potatura, del diradamento ossia il lavoro di preparazione della vite, quando la terra è ancora fredda e umida e passeggiare per i filari è straordinariamente affascinante. Oppure quando la nebbia e il freddo ti avvolgono e al rientro ti aspetta una calda e fumante polenta unita ad una buona bottiglia di quel vino, la cui uva, raccolta in autunno, è stata “pensata” e preparata proprio in giornate fredde grazie al lavoro appassionato del vignaiolo che con le cesoie ha preparato la vite.